Primavera tempo di barbecue, ma meglio se con il pellet

Ora che arriva il bel tempo cresce la voglia di stare insieme all’aperto e di preparare delle gustose grigliate. Nelle comitive, però, c’è sempre chi ha paura delle fiamme libere o che il cibo addirittura bruci.

Ecco allora che il pellet può essere la giusta soluzione. Chi l’ha detto, infatti, che il pellet serve solo per le fredde giornate invernali? 

Il consiglio per il barbecue perfetto arriva dalla Fa.Ma Giardinaggio di Cavezzo. Per l’azienda della Bassa, infatti, il consiglio è di usare i barbecue a pellet Traeger per cinque buoni motivi che metteranno tutti d’accordo.

Innanzitutto il gusto, perché si cucina con il legno. Poi la comodità: finalmente l’addetto al barbecue non dovrà controllare di continuo a che punto è la cottura. Altra cosa importante: la rapidità. Di solito per fare il barbecue occorre molto tempo, con questa soluzione, invece, bastano solo cinque minuti. Infine, il barbecue a pellet Traeger è sicuro perché non ci sono bombole né fiamme libere e non brucia il cibo.

Cinque buoni motivi per invitare a casa gli amici!


Profumi e dolcezze: sabato 11 maggio alla scoperta della vaniglia

Sabato 11 maggio, dalle ore 17, le Profumerie della Rosa a Cavezzo (via Cavour, 56) propongono un percorso olfattivo e degustativo che vedrà protagonista la vaniglia col suo profumo dolce e sensuale che conquisterà tutti.

All’evento saranno presenti le dolcezze di “Food e dintorni” per solleticare anche il palato. 


E-commerce, se i prezzi aumentano è tutta colpa degli algoritmi

Si chiama collusione algoritmica, è stata scoperta da uno studio dell’Università degli Studi di Bologna e interessa tutti i consumatori.

Quando compriamo online, soprattutto sui grandi portali di e-commerce, i prezzi che vediamo non sono scelti da esseri umani ma vengono fissati da algoritmi alimentati da intelligenza artificiale. Cosa succede però quando due di questi sistemi si trovano a competere tra loro? La risposta arriva da un gruppo di ricercatori dell’Università di Bologna, e non è rassicurante.

Questi sistemi, secondo lo studio, tendono a convergere verso prezzi elevati invece di competere tra di loro. Gli algoritmi, dunque, imparano a colludere per aumentare i guadagni a danno dei consumatori.

Per realizzare lo studio – disponibile su SSRN - Social Science Research Network – i ricercatori hanno progettato due semplici algoritmi alimentati da intelligenza artificiale e li hanno messi a competere l’uno contro l’altro in un mercato virtuale con un semplice obiettivo: massimizzare i profitti. Immediatamente, i due sistemi concorrenti hanno iniziato a rispondere alle scelte reciproche, adattando le loro strategie e finendo per aumentare i prezzi ben oltre il livello competitivo. E quando uno dei due algoritmi ha provato a guadagnare mercato riducendo l’importo del prodotto, l’altro ha rapidamente risposto adattando la propria offerta, dando così vita ad una guerra di prezzi da cui è riemerso spontaneamente l’originario “equilibrio” di collusione.

“La cosa preoccupante – spiega Emilio Calvano, uno degli autori dello studio – è che questi algoritmi non lasciano alcuna traccia che possa ricondurre ad un comportamento concordato. I sistemi che abbiamo analizzato imparano a colludere unicamente attraverso prove e tentativi, senza conoscenze pregresse dell’ambiente in cui operano, senza comunicare tra loro e senza essere istruiti ad agire in questo modo”.

“Il rischio di ‘collusione algoritmica’ e le possibili politiche per cercare di controllarlo sono già oggi al centro di un vivace dibattito di policy”, dice ancora Emilio Calvano. “Le opzioni in campo sono diverse: un sistema di test preventivi per il controllo di algoritmi di questo tipo prima della loro diffusione sul mercato, la capacità delle imprese di sviluppare algoritmi assicurandoli da possibili effetti indesiderati, l’azione di autorità indipendenti che operano per controllare il rispetto delle regole sulla concorrenza”. Con ogni probabilità, insomma, una regolamentazione di questi nuovi sistemi sarà presto necessaria.

Lo studio è stato pubblicato su SSRN - Social Science Research Network con il titolo “Artificial Intelligence, Algorithmic Pricing and Collusion”. Gli autori sono ricercatori e docenti dell’Università di Bologna: Emilio Calvano, Giacomo Calzolari, Vincenzo Denicolò, Sergio Pastorello.

Per l’Alma Mater sono coinvolti i dipartimenti di Scienze Economiche e di Scienze Statistiche. Sono coinvolti inoltre la Toulouse School of Economics, il Centre for Economic Policy Research e lo European University Institute.


Tradizionale o multicereali, il pane è il re del carrello

L'ultimo scoperto è quello di grano duro "ad alto contenuto di fibre", arricchito per la prima volta con le fibre contenute nella farina di agrumi, sviluppato dai ricercatori del Crea (centri di Cerealicoltura e Colture Industriali e di Olivicoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura). Nella grande distribuzione è arrivato anche quello all'acqua di mare. Il pane è sempre più protagonista della spesa degli italiani. 

"I clienti - racconta Nadia Bocchi del panificio La coppia di pane di San Felice - non guardano al prezzo se il prodotto è buono e quando proponiamo qualcosa di diverso, come il pane multicerali o alla curcuma, sono curiosi e li provano".  

Oggi i panifici propongono le più diverse qualità per stuzzicare i clienti. "Da noi finiscono subito le strie sottili alla carpigiana. Sono fatte con una pasta sottilissima, in forma tonda, un po’ più grande della pizza e croccante. C'è anche quella normale che però è meno friabile".

Piacciono molto anche i grissini, che siano al sesamo, integrali e multicereali, la crocetta ferrarese e il pane pugliese per fare le bruschette. 

"Il pane - spiega ancora Bocchi - piace proprio a tutti, alle famiglie come ai single, e a tutte le fasce d'età. Ogni tanto si legge che non bisogna esagerare con la farina bianca, ma i consumatori non si fanno intimorire. Perché il pane caldo è una delle cose più buone che c'è!".

 

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Prossima fermata...musica: al Pasteggio a livello Supergruppo live e Dj set Niko

SAN FELICE SUL PANARO - Proseguono le serate dedicate alla musica al Pasteggio a livello, ristorante e birreria di San Felice. Mercoledì 24 aprile sul palco del locale di via Perossaro vecchia appuntamento con Supergruppo live e dj set con Niko.


Pasqua, la colomba è la regina della tavola

Pochi giorni al pranzo pasquale. Fervono i preparativi tra spesa e ricette, ma forse di tutte le prelibatezze che arriveranno in tavola una è già nella dispensa. E’ la colomba, il dolce per eccellenza della Pasqua.

Secondo una un'indagine di mercato della Cna agroalimentare (Confederazione nazionale dell'artigianato e delle piccola media impresa) condotta tra i suoi iscritti, è calcolata in oltre 400 milioni di euro la spesa a Pasqua per uova e colombe. In particolare due famiglie italiane su tre consumeranno perlomeno una colomba. Il giro d'affari previsto è di 170 milioni di euro. 

“La vendita delle colombe - racconta Nadia Bocchi del panificio La coppia di pane di San Felice - è iniziata un mese fa e ne abbiamo vendute già quattrocento”.

La più venduta è quella tradizionale con canditi e uvetta, ma  - aggiunge Bocchi - “piacciono tutte, anche quelle farcite con pere e cioccolato o quella al cioccolato fondente o ai pistacchi. Ai consumatori piace cambiare, provare le diverse ricette, anche se la tradizionale soddisfa un po’ tutti”.

Lo conferma anche la ricerca della Cna. La colomba più venduta è quella tradizionale con glassa di mandorle sottilissima, granella di zucchero e mandorle pelate.

Quanto alla produzione, non è il costo a spaventare i consumatori che apprezzano quella artigianale - un po’ più costosa di quella che si vende al supermercato - per la qualità e la cura degli ingredienti. Sempre secondo lo studio della Cna, il giro d’affari delle colombe industriali è di 90 milioni di euro contro gli 80 di quelle artigianali e semi-industriali.

La vendita si consuma in un arco di tempo molto stretto perché - conclude Bocchi - “subito dopo Pasqua c’è un vero e proprio crollo nelle vendite”. I consumatori della Bassa, dunque, non perdono tempo e se la gustano subito.

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L'identikit dei consumatori modenesi secondo una recente indagine della Cna

Fanno la spesa negli ipermercati, comprano i vestiti nei piccoli negozi e scelgono i grandi negozi specializzati per gli elettrodomestici. È l'identikit dei consumatori modenesi secondo una recente indagine della Cna realizzata su tutto il territorio provinciale.

La grande distribuzione assorbe i 2/3 degli acquisti alimentari così come per gli elettrodomestici. Diverso, invece, il peso della Gdo per l’abbigliamento, ovvero il 42%.

Le ragioni di questo comportamento risiedono essenzialmente nel rapporto qualità prezzo, che, probabilmente anche a causa della crisi, finisce per avere la meglio su altre valutazioni, anche se i piccoli negozi sono considerati di gran lunga migliori di tutti gli altri canali distributivi per il servizio di consulenza e di assistenza che sono in grado di offrire ai clienti.

I modenesi comprano anche on line e scelgono gli acquisti davanti al pc soprattutto per quello che riguarda la tecnologia (10,1%) e la moda (7,7%). Al momento non sfonda la spesa on line che si attesta allo 0,2%.

Piacciono ancora i mercatini, scelti soprattutto per l’abbigliamento (13,4%) e in modo particolare in provincia e gli outlet (4,2%).  L’abbigliamento è anche il settore in cui più forte è il ruolo dei piccoli negozi, che assorbono quasi il 31% degli acquisti. “Numeri – ha commentato Roberto Masi, presidente di CNA Commercio e Turismo – che testimoniano la mancanza di equilibrio nella distribuzione commerciale”. 

I consumatori chiedono anche un cambio di passo ai commercianti. A cominciare dall’utilizzo delle varie piattaforme social. Il 54% dei consumatori ritiene infatti che la loro preparazione in questo campo non sia sufficiente. Il 60% degli intervistati dichiara che farebbe più acquisti in presenza di vetrine on line, il 57% ritiene utile un’informazione tramite mail sulle offerte speciali, mentre scende al 45% la percentuale di coloro che si farebbero tentare dalle consegne a domicilio. In ogni caso, il 45% dei consumatori si informa rispetto alle offerte commerciali dei negozi preferiti proprio tramite i social, mentre si tratta di mezzi ritenuti importanti anche per i piccoli negozi da due intervistati su tre.

Quanto alle chiusure domenicali, tema molto sentito, il 20% dei consumatori dichiara di fare spesso acquisti nei festivi, mentre il 49% lo fa qualche volta. Si ferma, invece, al 31% la percentuale di coloro che non vanno per negozi di domenica. Per questo favorevoli e contrari alle aperture domenicali si dividono esattamente a metà.

Sempre più importante l’accettazione di sistemi di pagamento elettronici, adottato dal 62,4% dei consumatori, mentre i contanti riguardano oggi poco più di tre transazioni su dieci.

I commercianti modenesi vengono promossi: professionisti bravi nella consulenza, nella fidelizzazione e nelle tecniche di vendita, un po’ meno nella promozione commerciale.

Rispetto alle aspettative, confermata l’importanza del rapporto prezzo-qualità e la specializzazione commerciale. Meno rilevanti la vicinanza e l’assortimento.

L’indagine della Cna guarda anche al futuro della piccola distribuzione. Secondo il 52% degli intervistati i piccoli negozi hanno un futuro, mentre per il 46 % sono destinati a scomparire.

“Questi numeri – ha commentato ancora Masi – implicano diverse considerazioni. Innanzitutto, che gli operatori commerciali non possono limitarsi a subire i cambiamenti delle abitudini di consumo, ma reagire ad essi crescendo professionalmente, a cominciare dell’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione. Il commercio, in altre parole, non vive più di posizioni di rendita. Ma anche le istituzioni devono fare la loro parte nel sostegno un settore che, come hanno affermato i consumatori nella nostra indagine, contribuisce a rendere più sicura la città (65%) e ad essere un punto di riferimento della comunità (77%). In che modo? Innanzitutto mettendo fine alla politica di sviluppo dei grandi e dei medi centri commerciali, politica che è fuori dal tempo, come dimostrano le difficoltà in cui versano alcuni importanti player della Gdo. E’ un fatto che oggi manchi un reale equilibrio nella rete distributiva, da compensare in diversi modi. Ad esempio, per quanto stimolando la presenza nei centri storici e nei centri di vicinato di nuove attività professionali, come l’artigianato informatico e i servizi alle persone”.

“Le nostre proposte sono diverse. Innanzitutto – ha concluso il presidente di Cna  – sburocratizzando e detassando, per almeno tre anni, i cambi d’uso dei locali del Centro. Poi calmierando gli affitti abbattendo, ad esempio del 50% l’Imu ai proprietari che decidano di ridurre i canoni di locazione dei negozi e laboratori, aderendo ad una specifica convenzione. Poi, ancora, prevedendo sconti su tasse e imposte comunali, come quelle sulla pubblicità, la Tosap ecc. per i primi anni di attività delle nuove imprese che si localizzano nel centro”.


Pasqua, a tavola piace la tradizione

All’aperto, in casa o al ristorante il pranzo di Pasqua è sotto il segno della tradizione. Lo scorso anno, secondo l’analisi Coldiretti/Ixè, l’87 per cento degli italiani ha deciso di consumare a casa propria o di parenti e amici il tradizionale pranzo pasquale per il quale è stata stimata una spesa media di 54 euro a famiglia.

A Pasqua la primavera entra in cucina e delizia i palati con i piatti che si tramandano di generazione in generazione. A guidarci in questo tour del gusto è Alessia della trattoria “Il Carrobbio” di San Felice.

“Quello di Pasqua - spiega Alessia - è un pranzo legato alla tradizione. Ci sono due cose che non possono mancare: i tortellini in brodo e le tagliatelle al ragù di carne”.

Quindi per iniziare due certezze della nostra terra e per secondo non può mancare l’agnello, anche se questo è un tipo di carne che per il suo sapore particolare non molti apprezzano.

“Per i secondi - continua Alessia - la nostra è una doppia proposta: gli involtini di pollo con cotto e fontina, un po’ meno usuali, e l’agnello ai ferri, una ricetta nuova per dare un gusto un po’ diverso”.

L’agnello, però, prima di essere cotto ai ferri viene messo in cunza o cunsa, come si dice da queste parti. Si tratta - aggiunge Alessia - di una marinatura “con bacche di ginepro e alloro per far perdere quel sapore forte”. Poi un po’ di contorno con insalata o patate.

Infine, il dolce. Certo non possono mancare colomba e uova di cioccolata, ma nella Bassa compare spesso il dolceamore. “E’ un semifreddo - spiega ancora Alessia - a base di cioccolato con amaretti e mandorle. Non è un dolce tipico pasquale, ma è un dolce della festa. Ogni tanto lo facciamo anche noi in trattoria. Mia nonna lo metteva in una terrina tonda che sembrava una cupola. Sono in pochi a conoscerlo e per me quello è il dolce della nonna”. Un sapore di tanti anni fa che è arrivato fino a noi.


A Bastiglia al via le "notti jazz"

E' un "menù musicale" di alto livello quello che viene servito dal 9 aprile fino al 17 maggio all'hotel ristorante Le Cardinal di Bastiglia che ospita la rassegna "Le Cardinal Jazz Nights".

Il progetto, curato dall'Associazione Amici del Jazz, ha come traccia musicale un mix tra il jazz più Black e la fusion, e come location la sala dove una volta c'era la discoteca.

Inaugura la rassegna con il primo appuntamento di martedì 9 aprile il quartetto dei Venture, capitanati da uno dei più grandi vibrafonisti al mondo: Mark Sherman ha lavorato con Frank Sinatra, Tony Bennet, Liza Minelli, Aretha Franklin, Chick Corea e lo si può sentire spesso a Broadway. 
Compongono il quartetto anche Felix Pistorius (el. bass), Mike Clark (drums), Chase Baird (sax).

Si prosegue martedì 30 aprile con un omaggio all'International Jazz Day, in collaborazione con l'UNESCO e la Regione Emilia-Romagna: è infatti la ERJ Orchestra a esibirsi, composta da 16 elementi e diretta dal trombonista e docente Roberto Rossi. L'ensemble è formata da noti musicisti professionisti jazz dell'Emilia Romagna come Barend Middelhoff, Piero Odorici, Michele Vignali, Diego Frabetti e integrata con alcuni dei migliori giovani talenti e studenti della regione.

Venerdì 10 maggio è la volta del Roberto Gatto Quartet. Gatto è il "batterista" di jazz per antonomasia. Anche quest'anno si è aggiudicato il titolo di miglior batterista secondo il mensile Jazz it. Gatto ritorna alla dimensione prettamente acustica grazie all'ausilio di tre compagni di palco che rappresentano una parte del meglio del panorama jazzistico italiano attuale: Alessandro Lanzoni al pianoforte, Matteo Bortone e Alessandro Presti alla tromba.

La rassegna si chiude venerdì 17 maggio con la Black Art Jazz Collective e i suoi sei musicisti. 

Info, costi e prenotazioni: tel. 059.815460, info@lecardinal.it


Aprile a tutta musica al Pasteggio a livello

Torna la grande musica al Pasteggio a livello di San Felice sul Panaro. Anche ad aprile lo storico locale di via Perossaro Vecchia propone una serie di concerti.

Tra questi sabato 6 aprile i Lato B con un omaggio ai Nomadi e venerdì 19 con gli Everlong e la musica dei Foo Fighters.