SAN FELICE- Il Covid è stato un vero e proprio cataclisma per la ristorazione: ma la storia insegna che dopo le grandi emergenze, il mondo ricomincia e si riparte più forti di prima. E dopo mesi di chiusure, decreti, orari ridotti e ingressi contingentati la ristorazione sta coraggiosamente tornando alla normalità.

Durante il periodo di emergenza sanitaria in tanti- clienti e ristoratori- si sono chiesti come sarebbe stato tornare al ristorante nell’era post-Covid.

Oggi quel momento è arrivato: i ristoranti hanno ripreso a lavorare, finalmente, a pieno regime e i clienti sono tornati a riempire i tavoli. Ma che prezzo hanno pagato gli imprenditori e quali nuove regole ci sono oggi?

Abbiamo chiesto a Marco Bergamini, titolare della “Locanda della Fiorina” di San Felice di raccontarci la “ristorazione ai tempi del Covid” e come la famosa locanda sanfeliciana ha affrontato questi mesi così difficili.

“ È stata dura!- racconta Marco Bergamini- I nostri dipendenti sono stati sicuramente la preoccupazione più grande: persone ormai “di famiglia” che durante il lockdown, con l’inevitabile diminuzione degli stipendi, facevano fatica ad arrivare a fine mese: pagare la bolletta della luce o la rata della macchina. In più di un’occasione ho cercato di dare una mano con i miei risparmi, ma anche per noi non c’erano incassi. Solo spese. È stato terribile”.

“Abbiamo anche dovuto combattere con i ristoratori “furbetti” che, cambiando il codice Ateco, sono riusciti a restare aperti tutto il tempo lavorando come “mense aziendali”- prosegue il ristoratore– Ricordo che lo scorso aprile chiamai il Comune di San Felice molto arrabbiato, ma devo ammettere che si è rivelato poi di grande aiuto: consentendo anche alla mia locanda, con un contratto di somministrazione, di aprire un’ora a pranzo e un’ora a cena per i dipendenti degli uffici vicini al ristorante”.

“ Chi lavora nella ristorazione sa che per noi tutte le ricorrenze canoniche sono off limits, è stato bello passare Natale e Capodanno in famiglia, ma è stata una gioia che ha avuto un alto prezzo”.

I titolari della Locanda della Fiorina si sono dati da fare, non hanno mollato e, anzi, hanno investito: “Abbiamo pensato di creare il dehors esterno, post lockdown, per rispettare le norme sanitarie senza rinunciare a troppi coperti. Un investimento di 30mila euro che ci ha consentito di aggiungere 30/40 posti”.

Il dehors bioclimatico, utilizzabile sia d’estate che d’inverno grazie all’aria condizionata e alle stufe al pellet, se prima è stato necessario per lavorare quando si poteva solo all’aperto, oggi è diventata l’area “riservata”, in caso di bisogno,  ai clienti che per vari motivi non si sono ancora vaccinati. “E’ il nostro modo di soddisfare un po’ tutte le esigenze– puntualizza Marco Bergamini.

Oggi invece la situazione qual è?

“Noi abbiamo registrato un leggero incremento del lavoro: ma i ritmi sono completamente cambiati-spiega il titolare della “Locanda della Fiorina”- ci troviamo a lavorare di più durante la settimana e meno nel week end, prima il lavoro era concentrato soprattutto a cena. Ora anche a pranzo. In questo modo è difficile organizzare lo staff”.

Anche per quanto riguarda le prenotazioni, i clienti- al contrario di prima- chiamano all’ultimo momento. Una nuova “attitudine” che sta costringendo “La Locanda della Fiorina” a rivedere il sistema, ben collaudato, utilizzato da anni: “Abbiamo una chat interna dove abbiamo sempre scritto le prenotazioni, per evitare di stare al telefono durante il servizio e per fare in modo che tutto lo staff sia pronto e possa preparare i tavoli prenotati- spiega Marco Bergamini– Saremo costretti a modificare questa organizzazione, perché le prenotazioni arrivano davvero all’ultimo secondo”.

Sul tema Green pass, la Locanda della Fiorina non ha riscontrato grandi problemi: “I clienti arrivano preparati, con la certificazione alla mano,  e tutto lo staff in locanda ha il cellulare in tasca e l’app per il controllo del Qr code installata: abbiamo deciso di non deputare una persona al controllo ”.

Nonostante tutte le difficoltà, i cambiamenti, i sacrifici e le nuove esigenze la “Locanda della Fiorina” scommette sul “post-Covid” e resiste: lieta che quella luce in fondo al tunnel, che fino a poco tempo fa sembrava un miraggio, oggi sembra più vicina.