Il Borlengo… ha messo le ruote!

E’ proprio così!

Ancor più in questo tempo di pandemia, come si suol dire, “Se la Montagna non va da Maometto…”, allora, il “team” del BorlenGO! di Rivara di San Felice sul Panaro, adattandosi alla contingenza e giustamente convinto che le sue specialità debbano riuscire ad arrivare comunque sulle tavole dei tanti appassionati di borlengo (ma pure di crescentine-tigelle, gnocco fritto, piade e frittelle), già da qualche mese ha affiancato al servizio ai tavoli e all’asporto, anche quello di consegna a domicilio.

E che successo! Le richieste puntualmente soddisfatte arrivano da tutti i comuni della “Bassa”, in un raggio anche oltre i venti chilometri dalla sede e persino da Modena…

Ma cosa c’è di tanto “interessante” in un borlengo?… Beh, già anche il nome e le origini di questa autentica “prelibatezza” nostrana portano con sé tante curiosità.

Se sono molteplici le leggende che si tramandano nei vari borghi dell’Appennino fra Modena e Bologna, attraverso le quali ciascuno di questi “rivendica” origine e “paternità” della ricetta, invece non c’è alcun dubbio sull’etimologia del BORLENGO che viene univocamente fatta risalire a “BURLA”…

Forse per la sua particolare consistenza? Il borlengo, in effetti, è un alimento molto voluminoso (il diametro raggiunge i 40 centimetri) ma in realtà molto leggero perché la pasta è sottilissima. Per saziarsi occorre certamente mangiarne più di uno…

Oppure perché una delle leggende vuole che questa specialità sia nata nel Medioevo come conseguenza di uno scherzo perpetrato, a sua insaputa, ad una massaia a cui fu allungato l’impasto delle crescentine (tigelle) con dell’acqua. Questa donna, dovendo far fronte all’economia domestica, pensò bene di non buttare via l’impasto ma di tentare lo stesso la cottura. Il risultato fu una sfoglia semplice, buona e friabile.

Tanti ancora pensano che il borlengo, semplicemente, venisse tradizionalmente mangiato a Carnevale e che quindi fosse un “cibo per burla”…

Insomma, leggende e/o realtà storiche sulle sue origini, non cambiano il fatto che farcito con la “cunza” (battuto di lardo, aglio e rosmarino), il Parmigiano Reggiano e l’aceto balsamico oppure nelle versioni meno “tradizionali”, più vegetariane o addirittura “dolci”, il borlengo si può gustare praticamente tutti i giorni, senza dover affrontare lunghe trasferte per salire in Appennino.

A poco più di un anno dall’apertura e nonostante le difficoltà del periodo, il team del BorlenGO! è riuscito a farlo conoscere ed apprezzare a moltissime persone come testimoniano le generose recensioni sulla Pagina Facebook dedicata (@borlengoesclamativo), dove è  possibile scaricare il menù completo e che sta correndo veloce verso il traguardo dei primi 3.000 like”.