Fanno la spesa negli ipermercati, comprano i vestiti nei piccoli negozi e scelgono i grandi negozi specializzati per gli elettrodomestici. È l’identikit dei consumatori modenesi secondo una recente indagine della Cna realizzata su tutto il territorio provinciale.

La grande distribuzione assorbe i 2/3 degli acquisti alimentari così come per gli elettrodomestici. Diverso, invece, il peso della Gdo per l’abbigliamento, ovvero il 42%.

Le ragioni di questo comportamento risiedono essenzialmente nel rapporto qualità prezzo, che, probabilmente anche a causa della crisi, finisce per avere la meglio su altre valutazioni, anche se i piccoli negozi sono considerati di gran lunga migliori di tutti gli altri canali distributivi per il servizio di consulenza e di assistenza che sono in grado di offrire ai clienti.

I modenesi comprano anche on line e scelgono gli acquisti davanti al pc soprattutto per quello che riguarda la tecnologia (10,1%) e la moda (7,7%). Al momento non sfonda la spesa on line che si attesta allo 0,2%.

Piacciono ancora i mercatini, scelti soprattutto per l’abbigliamento (13,4%) e in modo particolare in provincia e gli outlet (4,2%).  L’abbigliamento è anche il settore in cui più forte è il ruolo dei piccoli negozi, che assorbono quasi il 31% degli acquisti. “Numeri – ha commentato Roberto Masi, presidente di CNA Commercio e Turismo – che testimoniano la mancanza di equilibrio nella distribuzione commerciale”. 

I consumatori chiedono anche un cambio di passo ai commercianti. A cominciare dall’utilizzo delle varie piattaforme social. Il 54% dei consumatori ritiene infatti che la loro preparazione in questo campo non sia sufficiente. Il 60% degli intervistati dichiara che farebbe più acquisti in presenza di vetrine on line, il 57% ritiene utile un’informazione tramite mail sulle offerte speciali, mentre scende al 45% la percentuale di coloro che si farebbero tentare dalle consegne a domicilio. In ogni caso, il 45% dei consumatori si informa rispetto alle offerte commerciali dei negozi preferiti proprio tramite i social, mentre si tratta di mezzi ritenuti importanti anche per i piccoli negozi da due intervistati su tre.

Quanto alle chiusure domenicali, tema molto sentito, il 20% dei consumatori dichiara di fare spesso acquisti nei festivi, mentre il 49% lo fa qualche volta. Si ferma, invece, al 31% la percentuale di coloro che non vanno per negozi di domenica. Per questo favorevoli e contrari alle aperture domenicali si dividono esattamente a metà.

Sempre più importante l’accettazione di sistemi di pagamento elettronici, adottato dal 62,4% dei consumatori, mentre i contanti riguardano oggi poco più di tre transazioni su dieci.

I commercianti modenesi vengono promossi: professionisti bravi nella consulenza, nella fidelizzazione e nelle tecniche di vendita, un po’ meno nella promozione commerciale.

Rispetto alle aspettative, confermata l’importanza del rapporto prezzo-qualità e la specializzazione commerciale. Meno rilevanti la vicinanza e l’assortimento.

L’indagine della Cna guarda anche al futuro della piccola distribuzione. Secondo il 52% degli intervistati i piccoli negozi hanno un futuro, mentre per il 46 % sono destinati a scomparire.

“Questi numeri – ha commentato ancora Masi – implicano diverse considerazioni. Innanzitutto, che gli operatori commerciali non possono limitarsi a subire i cambiamenti delle abitudini di consumo, ma reagire ad essi crescendo professionalmente, a cominciare dell’utilizzo dei nuovi mezzi di comunicazione. Il commercio, in altre parole, non vive più di posizioni di rendita. Ma anche le istituzioni devono fare la loro parte nel sostegno un settore che, come hanno affermato i consumatori nella nostra indagine, contribuisce a rendere più sicura la città (65%) e ad essere un punto di riferimento della comunità (77%). In che modo? Innanzitutto mettendo fine alla politica di sviluppo dei grandi e dei medi centri commerciali, politica che è fuori dal tempo, come dimostrano le difficoltà in cui versano alcuni importanti player della Gdo. E’ un fatto che oggi manchi un reale equilibrio nella rete distributiva, da compensare in diversi modi. Ad esempio, per quanto stimolando la presenza nei centri storici e nei centri di vicinato di nuove attività professionali, come l’artigianato informatico e i servizi alle persone”.

“Le nostre proposte sono diverse. Innanzitutto – ha concluso il presidente di Cna  – sburocratizzando e detassando, per almeno tre anni, i cambi d’uso dei locali del Centro. Poi calmierando gli affitti abbattendo, ad esempio del 50% l’Imu ai proprietari che decidano di ridurre i canoni di locazione dei negozi e laboratori, aderendo ad una specifica convenzione. Poi, ancora, prevedendo sconti su tasse e imposte comunali, come quelle sulla pubblicità, la Tosap ecc. per i primi anni di attività delle nuove imprese che si localizzano nel centro”.